Disattenzione

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare
domande,

senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter
d’occhio.

Su un tavolo più giovane da una mano d’un
giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia
era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.

La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

E’ durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

 

(Wislawa Szymborska)

26 pensieri riguardo “Disattenzione

  1. Wislawa Szymborska ha la capacità di tagliarti come se tu fossi una mela nel suo piattino da frutta!
    Lo stesso taglio netto, profondo e semplice.

    Le parole possono tutto, usate in un determinato modo.

    gb

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  2. Sentirsi così è quotidiano vivere, tranne quando ci si rende conto di sapersi e potersi stupire. Non è che mi accada tanto spesso, son sincera… ma forse ci metto poco entusiasmo, non lo so… però poi penso che funziona solo se viene da sè, in efetti, altrimenti che stupore sarebbe? Lei è perfetta.

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    1. Se può consolarti, io sono messa più o meno come te.
      E’ per questo che in questo blog raccolgo certe parole di altri, perché mi servono da esortazione.
      Certo, lo stupore viene da sé ma l’ esempio di un altro vivere, di un altro sentire, è il migliore stimolo (credo).
      Frequentare gli altri, sia fisicamente che letterariamente, ci arricchisce sempre.

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      1. Mi piace il confronto, ma paradossalmente io frequento poco o nessuno… non dico purtroppo, perchè se è così ci sarà un motivo. Non mi so spiegare qual’è. Con gli altri ci sto bene, solo non li so cercare. E’ come quando vivi l’inverno, no? L’inverno è di passaggio, e così anch’io sono di passaggio e così anche gli altri. Non riesco a sentirli come qualche cosa che si ferma davvero, che si stabilizza, che dura… e d’altra parte, gli altri non mi hanno mai smentita, quindi…può darsi che le mie sensazioni siano reali. 🙂

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        1. ora… non vorrei che tu pensassi che io sia “la regina della festa” perché io sono un’orsa bruna e sto bene nella mia orsitudine. frequentare qualcuno, dal mio punto di vista, non significa che questo debba piantare le tende nella tua vita. le frequentazioni sono tutte passeggere, come è fisiologico che sia. la cosa importante è sapere ascoltare l’altro, riflettere su quello che dice, senza pregiudizi o aspettative di alcun tipo, nell’arco di tempo che ci si concede.
          io lo chiamo “farsi un giro nella vita degli altri”, che sia Wislava o il collega in ufficio o un personaggio di un romanzo. è un modo per allontanarsi da se stessi per vedersi meglio.
          fa bene a tutti, soprattutto a quelli che, come me, hanno il brutto vizio (che è anche un piacere, ma lo sono tutti i vizi, no?) di stare da soli.

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          1. oh, ma questo mi pare che lo faccio già, altrimenti non mi piacerebbe capire con chi ho a che fare, che si tratti di un libro o di una persona, o di un film, o di una canzone. Penso che quello che dici sia importante e mi pare di farlo… solo, a volte mi sembra che l’intensità di un pensiero fatto in solitudine, mi colpisce di più di un pensiero che nasce da un’interazione. Penso sia una cosa così… anche se forse non è vera, forse è solo quella sensazione data dall’abitudine di meditare su tutto stando per i fatti propri, non lo so. E’ una questione di concentrazione, appunto.

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